Molte persone aspirano alla perfezione in diversi ambiti della loro vita, come nel lavoro, nello studio, nelle relazioni di coppia e in quelle familiari. Il rischio è che queste stesse persone rimangano incastrate nelle loro aspettative ideali e utopistiche di perfezionismo che generano continue tensioni e malesseri. Rabbia, delusione, frustrazione e impotenza sono le emozioni che spesso vengono sperimentate in queste occasioni.
Ciò accade perché l’idea di ottenere a tutti i costi la perfezione si scontra necessariamente con la realtà, fatta di imprevisti, ostacoli concreti, di “imperfezioni”.
Se penso ad una persona che nel lavoro è costantemente proiettata al raggiungimento della perfezione, penso anche al fatto che questa rimarrà costantemente delusa di non riuscire ad arrivarci, perché dovrà fare i conti con le ore di lavoro che non sono infinite, con gli imprevisti all’ordine del giorno da aggirare, con il suo gruppo di lavoro da gestire e coordinare, e con tutte le altre mansioni che ha da svolgere per il suo lavoro. Nell’arco della giornata lavorativa il tempo, l’attenzione e le energie personali si dividono inevitabilmente fra più aspetti e non è possibile tenere tutto sotto controllo al fine di raggiungere un’ideale di perfezione.
Equilibrio tra perfezionismo e realtà
La cosa migliore e funzionale per il proprio benessere in questo caso è cercare di trovare un equilibrato tra le proprie aspettative e i dati oggettivi. Si potrebbe pensare ad un compromesso tra ideali e realtà, abbandonando quindi la continua e faticosa spinta al perfezionismo.
Ciò non vuol dire che non si debba dare il meglio di sé, al contrario bisognerà farlo sfruttando le proprie capacità e competenze ma tenendo conto che ci sono altre variabili che noi non possiamo controllare.