Il rimuginio è un fenomeno mentale che accompagna l’ansia e contribuisce al suo mantenimento e aggravamento. Esso è caratterizzato dalla formulazione e predominanza di pensieri negativi futuri. Che rimugina quindi è proiettato al futuro e dedica molto tempo a elaborare scenari futuri drammatici e catastrofici, ovviamente fonte di ansia.
La persona rimuginando ripete mentalmente a se stesso che le cose stanno andando male o quel qualcosa di brutto potrebbe accadere da un momento all’altro. La minaccia immaginata viene vista come qualcosa di inevitabile, inarrestabile, definitiva catastrofica e irreparabile. Numerosi studi hanno evidenziato come chi tende a rimuginare raramente trova delle soluzioni concrete, questo perché il rimuginio è tipicamente astratto e poco orientato alla concretezza. Il rimuginatore ha sempre paura che le cose possano andare male e ritiene di dover tenere tutto sotto controllo al fine di evitare che le cose vadano come ha immaginato ma non sa mai esattamente che cosa accadrebbe se le cose andassero davvero male.
Quali sono i falsi miti attribuiti al rimuginio?
Sembrerebbe quindi che il rimuginio non abbia nessuna funzione positiva e alcuno scopo utile. Il che è assolutamente vero. Perché, allora, le persone continuano a rimuginare? Perché esistono delle convinzioni circa gli scopi e i benefici che vengono attribuiti al rimuginio.
Al rimuginio vengono erroneamente attribuiti diversi scopi positivi:
- quello di tranquillizzare la persona che rimugina. La convinzione alla base di ciò è “se ci penso tanto mi sento meno ansiosi e agitato”.
- quello di essere una soluzione per i problemi, aiutando a risolverli. Chi la pensa così fa questo tipo di pensiero: “ci penso tanto per risolvere la causa delle mie ansie”.
- quello di distrarre da pericoli peggiori. In questo senso la persona crede: “rimugino per non pensare a cose ben peggiori”.
- quello di scudo emozionale. in questo modo la persona è come se si preparasse alla tragedia ed in questo modo fosse preparato e di conseguenza ne soffrirà meno. “Se rimugino mi preparo all’evento temuto e la sofferenza sarà inferiore”.
I pensieri negativi attribuiti al rimuginio
Oltre agli scopi positivi attribuiti al rimuginio, possono emergere anche dei pensieri negativi su di esso, in psicologia denominate convinzioni negative.
A lungo andare la persona che rimugina sente il peso di questo meccanismo mentale, la fatica sia psicologica che fisica che ne deriva, le conseguenze negative ad esso associate, ed inizia quindi a pensare al suo rimuginare come qualcosa di negativo, spiacevole e dannoso.
Le convinzioni negative sul rimuginio che più spesso emergono nelle persone sono:
- il timere di non avere il controllo sul rimuginio stesso
- il credere che il rimuginio sia pericoloso
- pensare che il rimuginio porti alla pazzia
- credere di non riuscire più a smettere di rimuginare
- pensare di essere sopraffatto dal rimuginio.
Queste convinzioni negative possono diventare esse stesse fonte di rimuginio, portando la persona a rimuginare sul rimuginio e attivando quindi un circolo vizioso pericoloso.
I danni del rimuginio
Diventa chiaro, quindi, quanto sia inutile e disfunzionale rimuginare. Oltre a dare la falsa sensazione di affrontare il problema, esso diventa motivo di preoccupazione e fonte di ulteriore ansia. Quello che cerco di rimandare ai miei pazienti è innanzitutto riconoscere quando rimuginano e capire che il rimuginio è un prodotto della loro mente per cui così come lo attivano, possono essere in grado di spegnerlo, un po’ come si fa con l’interruttore della luce. Ognuno di noi ha il potere di agire sulla propria mente e quindi anche sul rimuginio stoppando e riconoscendone la sua inutilità e dannosità.
Inoltre è fondamentale capire che ha senso preoccuparsi di un problema quando il problema esiste, è concreto, è reale. Solo in questo caso allora è utile pensare a come poter affrontare il problema e risolverlo attraverso la formulazione di diverse strategie di coping.
Quando il problema sono le ansie e i timori che possa accadere qualcosa di terribile in futuro è impossibile trovare una soluzione perché questo “qualcosa di terribile” non è reale, non è concreto, non è tangibile, ma è qualcosa che non esiste in quanto non ancora accaduto (e che con ogni probabilità non accadrà).
E’ fondamentale, infine, cambiare il proprio modo di preoccuparsi e iniziare a farlo in modo adeguato e utile, ovvero quando esiste davvero un problema, nel qui ed ora. Anche se il rimuginio, apparentemente sembra venirci in aiuto dandoci quella parvenza di tranquillità e prontezza ad affrontare un evento negativo, esso a medio e lungo termine crea sofferenza mentale e ansia.