Ansia da vacanza: quando il relax diventa un peso

ansia da vacanza

L’estate è, nell’immaginario collettivo, il tempo della leggerezza, delle valigie chiuse di fretta, delle mete da sogno. È il momento in cui tutto dovrebbe rallentare, in cui dovremmo riposarci, divertirci, “staccare la spina”. Eppure, per molte persone, le vacanze non rappresentano affatto una parentesi di pace: anzi, proprio in estate possono comparire o acuirsi ansia, stress, senso di vuoto o difficoltà relazionali.
Una contraddizione solo apparente, che merita di essere compresa con attenzione.

L’ideale della vacanza perfetta

Ogni anno, tra luglio e agosto, veniamo sommersi da immagini di felicità. I social si riempiono di sorrisi, tramonti, corpi rilassati, cocktail colorati. Sembra che tutti sappiano esattamente come vivere al meglio il proprio tempo libero, che tutti si stiano rigenerando, amando e divertendo.
Questa idealizzazione, però, non tiene conto della complessità dell’esperienza umana. Per molte persone, la vacanza può diventare una fonte di pressione. Ci si sente quasi in obbligo di essere felici, di fare esperienze speciali, di condividere momenti significativi. E quando questo non accade — o quando si prova malessere proprio in quel contesto — può emergere un senso di inadeguatezza, colpa, frustrazione.

Perché l’ansia può aumentare proprio in vacanza?

Le ragioni per cui l’ansia si manifesta o si intensifica durante le ferie sono molteplici, e spesso legate a fattori psicologici profondi, più che alla vacanza in sé.
Uno degli aspetti chiave è il cambiamento di routine. La vita quotidiana, pur con le sue fatiche, offre una certa struttura: orari, impegni, ritmi costanti. Quando queste abitudini vengono  meno, alcune persone si trovano “spaesate”. Il tempo libero, invece di essere un’occasione per riposarsi, diventa uno spazio vuoto che non si sa come riempire.

Inoltre, la vacanza può amplificare i vissuti interiori. Durante l’anno, molti riescono a “tenere sotto controllo” le proprie emozioni, grazie alla frenesia del lavoro o degli impegni familiari. Ma in estate, con più tempo per sé, quelle stesse emozioni — magari rimaste a lungo silenziate — possono riemergere con forza. Pensieri scomodi, vecchi ricordi, sensazioni di inquietudine o malinconia che durante l’inverno si riescono a mettere da parte, in vacanza possono riaffacciarsi in modo improvviso.

La pressione a “sentirsi bene”

Un’altra dinamica insidiosa è la pressione implicita a godersi il momento. Quando si ha un tempo limitato per rilassarsi, si può iniziare a pensare: “devo approfittarne”, “non posso sprecare queste giornate”, “devo tornare rigenerato”. Ma questi pensieri, invece di favorire il benessere, generano un’ansia sottile. Si finisce per monitorare il proprio stato d’animo (“sono davvero rilassato?”), per confrontarsi con gli altri (“mi sto divertendo abbastanza?”), e per vivere le vacanze come una performance da riuscire bene.
In questo modo, il momento teoricamente più sereno dell’anno può trasformarsi in un’esperienza faticosa, in cui ci si sente “fuori posto”.

Le relazioni sotto la lente

Un altro elemento spesso trascurato è che le vacanze mettono alla prova le relazioni. Coppie, famiglie, gruppi di amici si ritrovano a convivere per giorni interi, senza le abituali pause e distrazioni. La vicinanza costante può portare a conflitti, incomprensioni, irritazioni che durante l’anno vengono stemperate dalla routine.
In particolare, le coppie in difficoltà possono vivere la vacanza come un momento critico. L’assenza di distrazioni esterne fa emergere i nodi relazionali: mancanza di dialogo, divergenze nei desideri, distanze emotive. È frequente che proprio al ritorno dalle ferie alcune persone prendano decisioni importanti sulla propria relazione, perché durante l’estate hanno avuto modo di vedere le cose più chiaramente — o di sentire più profondamente ciò che non funziona.

Il corpo esposto

Per molte persone, l’estate è anche una stagione in cui il corpo diventa protagonista: si scopre di più, si va al mare, ci si confronta con gli altri. Questo può innescare disagio legato all’immagine corporea, soprattutto se si hanno insicurezze, se si è cresciuti con modelli rigidi di bellezza o se si è avuto un rapporto difficile con il proprio corpo.
La vacanza, in questi casi, può far emergere ansia sociale, vergogna, desiderio di nascondersi. Sentirsi giudicati, non all’altezza o fuori posto rispetto agli “standard” estivi contribuisce ad aumentare il malessere.

Un tempo per sé… o con sé?

Un aspetto meno visibile ma psicologicamente molto rilevante riguarda il rapporto con la solitudine. In vacanza, specie se si è da soli o si resta in città, può affiorare un senso di isolamento. Anche chi parte con altri può sentirsi solo, se manca una connessione autentica.
L’estate ci mette di fronte a noi stessi in modo diretto. È una pausa in cui possiamo ascoltarci, ma proprio per questo rischia di far emergere vuoti, mancanze, dubbi su ciò che vogliamo o su chi siamo.
Per chi è in un momento di transizione (una separazione recente, un cambiamento lavorativo, un lutto, una crisi esistenziale), il silenzio e la lentezza delle ferie possono rendere tutto più intenso. Si tratta di un tempo che, se ben accompagnato, può diventare prezioso per iniziare a interrogarsi o per cercare supporto.

Come affrontare l’ansia da vacanza?

Se ti riconosci in questo vissuto, la prima cosa importante da sapere è che non sei solo e che non c’è nulla di “sbagliato” nel provare ansia in un periodo in cui “dovresti” sentirti bene.
Anzi, proprio queste emozioni sono segnali preziosi: ci dicono che qualcosa ha bisogno di attenzione, che forse hai corso troppo tutto l’anno, o che c’è un’area della tua vita che chiede ascolto.

È utile concedersi un tempo più autentico, in cui non ci sia l’obbligo di dover fare, ma la possibilità di semplicemente essere. Non serve seguire il ritmo degli altri, non serve vivere la vacanza come una lista di obiettivi da spuntare. Può bastare rallentare, restare in ascolto, dare valore anche alle piccole cose.

Anche scrivere un diario, praticare tecniche di rilassamento, camminare nella natura o ascoltare musica possono essere strumenti semplici ma efficaci per riconnettersi a sé stessi.
Ma soprattutto, può essere utile iniziare a pensare a un percorso di cambiamento. Proprio l’estate, con i suoi spazi vuoti, può diventare il momento giusto per fare il primo passo verso una maggiore consapevolezza.

Quando rivolgersi a uno psicologo

Non è necessario “stare male davvero” per chiedere aiuto. A volte basta sentirsi confusi, inquieti, stanchi dentro.
Se durante l’estate provi:

  • una sensazione costante di ansia o agitazione anche in contesti rilassanti;

  • difficoltà a goderti la compagnia degli altri;

  • un senso di vuoto o apatia che non si spiega;

  • pensieri negativi ricorrenti;

  • o semplicemente il desiderio di capirti meglio;

In tutti questi può essere il momento giusto per iniziare un percorso psicologico.

Un colloquio può aiutarti a dare un significato a quello che stai vivendo, a fare chiarezza, a trovare nuove risorse per affrontare la vita con più serenità.

Una vacanza interiore

L’estate non è solo tempo di spostamenti fisici. Può essere anche una vacanza interiore: un’occasione per fermarsi e osservare cosa succede dentro di noi.
A volte, dietro l’ansia da vacanza si nasconde un bisogno profondo: quello di sentirsi accolti, di riconnettersi alla propria parte più autentica, di smettere di fingere che tutto vada bene.
Accogliere queste sensazioni, invece di giudicarle, può essere l’inizio di un cambiamento importante.


Se senti che anche in vacanza fai fatica a rilassarti, possiamo parlarne insieme

Sono una psicologa e lavoro a Milano, ma ricevo anche online. Se in questo momento senti il bisogno di fermarti, ascoltarti e capirti meglio, puoi prenotare un primo colloquio psicologico, anche in estate.
Il tuo benessere non ha stagioni: ogni momento è buono per prendersene cura.


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Psicologa e psicoterapeuta a Milano

dott.ssa Paola Pantaleo

Psicologa a Milano

Sono psicologa e psicoterapeuta, ed esercito la mia attività a Milano. Il mio lavoro ha l’obiettivo di aiutare le persone ad affrontare problemi di natura psicologica e a ritrovare un nuovo benessere. Mi occupo di ansia, attacchi di panico, problematiche relazionali e di rielaborazione dei traumi.

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